Pubblicato in: Momento Profondo

The Puppeteer

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Si dovrebbe essere sempre presenti a se stessi, essere sempre lucidi perché basta poco a confondere una mente, magari già provata da continui dubbi e delusioni, con la giusta tattica. Si dovrebbe avere sempre la capacità di discernere il Giusto dallo Sbagliato, il Bene dal Male, l’Harley dal Davidson, lo Smith dal Wesson – mo mi riprendo – il Dolce dal Gabbana, la Riccia dalla Frolla. Se ci si lascia influenzare dalle “sapienti” mani del Manipolatore, vero e proprio burattinaio della mente, si corre il pericolo di ritrovarsi a combattere le battaglie degli altri convinti del contrario, che si sta dando la vita per difendere le proprie idee. I Bravi, quelli che ce l’hanno fatta, hanno riconosciuto il pericolo giusto in tempo, magari nel bel mezzo della pugna ed hanno smascherato l’impostore. I Meno Bravi “si sono trovati a mare con tutti i panni” capendo troppo tardi l’errore commesso e non potendovi porre rimedio, ma con una dura lezione appresa. I Caduti, invece, sono ancora convinti di portare avanti quelle che credono essere le proprie idee ed hanno formato un esercito di loro simili, sempre più compatto ed ottuso. Dietro le quinte, il Manipolatore se la ride. Che bravo, questo ragazzo, ha scritto un pezzo impegnato su temi dell’attualità sempre caldi, ma ora roventi: la caccia al consenso politico, le guerre e le religioni. Nonostante riconosca che questo discorso possa estendersi su scala mondiale, in realtà questo flusso di pensieri un po’ disordinato è stato ispirato da episodi della mia vita che mi hanno visto protagonista nei panni del manipolato. Da buona persona media, mi sono trovato in mezzo, nella categoria de I Meno Bravi, quelli che si sono accorti di aver fatto un grande cappellata solo dopo aver osservato morti e feriti sul campo di battaglia. E allora che si fa? Si tagliano i fili del Manipolatore e si scappa, liberandosi da questa relazione tossica, oppure si insorge contro l’oppressore che abbiamo disarmato, impotente al cospetto di una mente libera. Altrimenti, nel caso in cui non si possa liberarsi di lui, lo si fa fesso e contento facendogli credere di avere ancora qualche ascendente su di noi, mentre pensiamo a quanto sia un pover’uomo. Ogni tanto, caro lettore, nel buio della tua stanza, in quella mezz’ora di “recap” della giornata e della vita prima di dormire, potrebbe capitarti di pensare a quando hanno approfittato di te, della tua condizione in quel momento o delle tue buone intenzioni. Non vergognarti, questi sono professionisti nell’arte della persuasione ed è comprensibile caderci, fanno leva sulle tue insicurezze e frustrazioni e ti portano dove a loro fa più comodo. Pensa solo a quanto tu sia stato forte a liberarti da questa forza che annebbiava il tuo giudizio e sii fiero della tua presa di coscienza: non ti avranno mai più.

Pubblicato in: Momento Profondo

Cunctator

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Quinto Fabio Massimo Verrucoso, alias “cunctator” (temporeggiatore), perché puntò ad arginare l’esercito di Annibale invece di attaccarlo durante la Seconda Guerra Punica.

Una legge non scritta, che è l’inno di noi procrastinatori seriali, dice: “niente ti rende più produttivo quanto l’ultimo minuto”. Apriamo un attimo una parentesi sul Procrastinatore, questo essere controverso che al Risoluto non va molto a genio e si divide in due sottospecie: il Pavido e l’Attendista. Il primo si blocca, diventa di pietra dinanzi ad una decisione da prendere o anche solo un messaggio più impegnativo a cui rispondere, si prende del tempo per cercare di smaltire il peso che sente crescere nel petto, ma quando si deciderà ad agire, sarà molto spesso troppo tardi. Pensa con una punta d’invidia al Risoluto, colui che riesce, anche nelle difficoltà, a restare concentrato e “portare a casa il risultato”. L’altro, l’Attendista, è lì che aspetta che la vita svolti da sola per buttarsi sull’occasione migliore che gli viene offerta dall’Universo. Di solito l’Attendista è un maledetto fortunato, la Dea Bendata lo ama e non si sa bene il motivo, forse perché l’amore è cieco e Fortuna non è che ci veda poi tanto bene. Però anche lei ha bisogno di un po’ di tempo per fabbricare l’occasione giusta per il suo protetto. Protetto che, nell’attesa del famoso “treno che passa una volta sola”, nella Stazione Della Vita passa il tempo ad invidiare l’Arrivato, accusato di fortuna sfacciata, ma spesso solo un Risoluto mascherato. Insomma, se sei un Risoluto, abituati ad avere tanti occhi puntati addosso. Io non sono mai stato risoluto, infatti lo pseudonimo “franco di cerimonie”, che in dialetto si riferisce ad una persona schietta, senza peli sulla lingua, l’ho scelto per giocare con il mio nome di battesimo ed è volutamente ironico. Tutto ciò per arrivare a dire che il Procrastinatore, soprattutto il Pavido, può cercare di cambiare, ma deve intraprendere un percorso difficile contro se stesso e le sue paure. Io lo sto facendo: per me “il treno ha fischiato”, per citare la novella di Pirandello, meno di un mese fa, quando mi sono accorto di stare andando lentamente, ma inesorabilmente, alla deriva. In questi giorni frenetici non mi sto fermando un attimo, ho aperto questo blog e pure un altro per allenare la mente, la capacità di scrittura e conoscere persone per aprirmi al confronto. Non passa giorno in cui non cerchi qualcosa da fare, ho mandato curricula un po’ dappertutto, mi tengo aggiornato e a breve farò una cosa che mai avrei pensato di riuscire a fare (in verità lo penso ancora, ma per impormi di farla ho già preso l’impegno così non potrò tirarmi indietro): un book fotografico. Ma come è possibile, direte voi, sei un attore ed hai paura dell’obiettivo di una fotocamera? Eh, sì, mettetemi di fronte a un obiettivo e scatenerete in me il panico! Ma i progressi in questo periodo sono evidenti, l’altro giorno ho addirittura preso una decisione importante in meno di dieci minuti! Un record, signori. Insomma, questa presa di coscienza sarà stata senza dubbio dettata dalla forza della disperazione, ma funziona. La strada verso la casta dei Risoluti continua, sarà lunga ma porterà delle soddisfazioni.

Pubblicato in: Napoli Chronicles

Mammina Mi Ha Fatta Fashion Blogger

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Rivisitazione in chiave fashion de “Il Quarto Stato”

Donna, venticinque anni circa, corre trafelata dribblando la gente che le si para davanti, indossa una maglietta con su scritto: “never in time”. Outfit azzeccato, voto 10/10.

Pubblicato in: Momento Profondo, Napoli Chronicles

Prendere Il Volo

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Un posto pieno di persone si dice un “porto di mare” e un aeroporto, che porto è anch’esso, non è da meno. Mi hanno sempre affascinato i posti in cui si incontrano e si incrociano vite, destini, culture, si imbrogliano lingue e succedono cose. Un volo cancellato può far nascere un amore tra un italiano ed una colombiana, oppure un padre, intento a tirar su di morale la figlia piccola dicendo che “solo sei giorni passano subito”, si ritrovi, alla fine, a piangere al posto suo, fiero del fatto di essere diventato un buon genitore, lui che pensava che non ce l’avrebbe mai fatta. L’ultima parte, quella del pensiero del padre, l’ho immaginata io. È più forte di me, appena la mia attenzione viene catturata da uno scorcio di vita vera, la fantasia inizia a cavalcare veloce e creo una storia immaginando quale percorso intrapreso ha portato quella persona lì e cosa gli aspetterà dopo, quando toccherà terra in un’altra città. Sarà di passaggio? È partito con un biglietto di sola andata per cambiare vita? Le mie storie sicuramente saranno lontane dalla realtà, ma mi piace pensare di averci preso, qualche volta. Sarebbe bello verificarlo di persona, magari fermandosi a parlare con la fonte della mia ispirazione, ma non sono bravo a rompere il ghiaccio con persone sconosciute e quindi mi limito al ruolo di spettatore invisibile. Quindi immaginate il mio entusiasmo quando un mio caro amico mi chiede la cortesia di accompagnarlo a prendere l’aereo a Napoli. Appena arrivati già avverto un’aria diversa, sicuramente la bella giornata e gli spazi ampi aiutano a sentirmi più leggero. Dato il largo anticipo, decidiamo di prenderci un caffè e parlare un po’. Chi mi conosce sa che non sono un grande amante della scura bevanda, ma il caffè è soprattutto un collante sociale: dice la scienza che, dopo la sua assunzione, i rapporti ne escono rafforzati. No, non è vero, lo dico io. O forse lo dice pure la scienza ma non ne sono al corrente. Fatto sta che non ti fermi al bancone con uno che ti sta antipatico, perché si tratta di un momento intimo. Quindi se qualcuno accetta di prendere un caffè con voi, potete stare sicuri che vi reputi almeno sopportabile. Dopo questa divagazione al limite dell’esoterico, il racconto di questo intenso pomeriggio continua con una bella chiacchierata tra noi due, forse la più ricca fino ad ora, mentre il mio sguardo traccia nuovi orizzonti al di là della vetrata che dà sullo spazio antistante all’ingresso. Ed ecco che riprende la mia palestra mentale alla ricerca di nuovi protagonisti di mirabolanti storie. Comunque scopro che anche il mio amico è “affetto da questo male” e, dopo esserci scambiati qualche impressione sulla nostra condizione, ci avviamo verso i tornelli che ci separeranno. Ed è lì che un flashback mi riporta all’ultimo anno di liceo, ero proprio in quella stanza e probabilmente stavo calpestando le stesse mattonelle. Ispirato dal clima di fiducia totale, riferisco il mio pensiero al mio amico e lui è un po’ spiazzato, del tipo “va bene i sogni ad occhi aperti, ma mi sa che stai andando un po’ troppo oltre”. Lo guardo e sorrido, perché so che a volte esagero ed è difficile starmi dietro, ma è anche per questo che mi vuole bene. Ci salutiamo, lui mi ringrazia tantissimo ma gli dico che per me è stato un vero piacere, non mi è pesato per niente. Un altro rapido giro per fare incetta di varietà umana e poi prendo la strada di casa sulle note di Hotel California, tenendomi stretto un altro bel cofanetto di emozioni giornaliere.

Pubblicato in: Vita Di Strada

Giochi Pericolosi

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C’era chi era devoto a San Gennaro, ma noi avevamo scelto il migliore di tutti: Super Santos

Ah, la gioventù! Quando si era bimbi belli, dalla faccia liscia che da lì a qualche anno avrebbe visto comparire i primi peletti timidi e le prime rughe, figlie delle preoccupazioni e delle delusioni dell’età adulta. Insomma, usciamo dalla fabbrica con un bel faccino nuovo. Ma ora inizia il racconto della storia che ti ha portato fin qui. All’età di otto anni mi trasferii nella mia attuale casa e questa cosa mi cambiò la vita perché mi feci i primi amici, un gruppo di una decina di ragazzi che giocavano giù al mio palazzo. Quindi mi buttai in questa avventura che è la vita di strada, fatta di Supersantos schiattati, bestemmie di vecchi, secchiate d’acqua e giornaletti porno. Io ero il più piccolo, il più grande di loro aveva una quindicina d’anni. Mia madre mi permetteva di stare con loro perché abitava, al piano di sopra, il ragazzo più responsabile di tutti e lei era amica della sua, di madre, che era la persona migliore del palazzo. Insomma, un giorno stavamo giocando ad ACCHIAPPARELLO COL PALLONE, cioè PRENDI A PALLONATE CHI CORRE E POI SCAPPA. Ovviamente chi veniva colpito “andava sotto” (termine tecnico stabilito dopo il G20 dei più grandi esponenti del F.G.D.S.S.D., Federazione Gioco Di Strada, Sputi & Delinquenza). Una volta, una delle poche in cui finalmente non “ero sotto”, preso dall’entusiasmo, feci una curva correndo a tutta velocità, scivolai e diedi un bacio ad un palo. Fu bella la scena di tutti noi che cercavamo i pezzi del dente partito come se fossimo dei cercatori d’oro nel Klondike.

Pubblicato in: Passione Motori

Al Cuor Non Si Comanda

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Avete davanti a voi la mia auto di famiglia, una Giulietta del 2011, comprata usata nell’aprile del 2016 ma con soli 10000 km sul groppone. La scelta della nuova auto dopo il pensionamento della nostra Fiesta del ’99, autentica guerriera, è stata dettata dal fascino che, da sempre, le Alfa esercitano su tutta la nostra famiglia. Ma poi guardatela: è difficile resisterle, specialmente in questa elegante veste da sera nera, che non sfigura nemmeno di giorno, anzi, si impreziosisce di riflessi rossi che aumentano il dinamismo della linea.

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Gli Interni

Gli interni sono essenziali, senza troppi fronzoli, e si ha l’impressione che si potesse fare qualcosa di più con le plastiche. Nonostante ciò, sono gradevoli al tatto e montate bene, infatti nemmeno con le strade più sconnesse della mia zona (e sono molte) si avvertono cigolii all’interno. L’evidente impronta sportiva della vettura sacrifica il comfort, ma non significa che la sensazione sia quella di cavalcare una tavoletta, così come i passeggeri non devono dire addio alle proprie gambe se vogliono sedersi dietro: lo spazio per le gambe c’è ed è abbondante, ma se si è troppo alti si tocca con la testa. Pazienza, è il prezzo da pagare per avere un biglietto sul treno del divertimento.

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Motorone? Oh, Yes

Motore, cambio, tenuta di strada e frenata sono senza dubbio i punti di forza di quest’auto. Il cambio è preciso e gli innesti rapidi, il motore spinge sin da subito e il turbo è lì, sulla soglia, ad aspettare solo un pretesto per entrare in azione. Grazie al manettino del DNA, la sensazione è quella di avere per le mani più di una macchina simultaneamente, soprattutto nel passaggio da “Normal” a “Dynamic”, per non parlare di quello da alimentazione a GPL a quella a benzina. La frenata è pronta e poderosa, ma il pedale è molto modulabile, quindi non si corre il rischio di far vomitare la nonna seduta sul sedile del passeggero e ricevere sonore vergate perché “io so’ vecchia e nun me pozzo sbattere!”.

No Regrets

La ricomprerei? Sì, assolutamente, c’è poco altro da dire. Posso ritenermi soddisfatto, la famosa fragilità per quanto riguarda l’elettronica di cui è famosa l’Alfa Romeo non si è presentata e spero non si presenterà mai. Riguardo al prezzo, penso che sia giusto, nonostante la dotazione potrebbe offrire qualcosa in più per tenere il passo delle tante rivali tedesche.

Pubblicato in: Momento Profondo

YouTube Catartico

In questi ultimi due giorni YouTube mi ha fatto sentire come se fossi su un “Tagadà emotivo”. Sai quando, video dopo video, quell’insieme di algoritmi te ne suggerisce altri che ti trascinano lentamente verso il suo lato oscuro? Quando ad esempio ti ritrovi a vedere video del calibro di “giant blackhead removed from old man’s back”, che ti fanno chiedere: “come ci sono finito qui? Ma soprattutto perché non riesco a smettere di guardarlo?”. Ebbene, è stato il mio caso.

 

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Tagadà emotivo all’opera

 

Come il peggiore degli ubriaconi dopo una notte di bagordi, mi sono trovato per le mani un video di Mia Martini. Fin qui tutto bene, ma le cose hanno iniziato a farsi serie con Alex Baroni e, subito dopo, Giorgia che lo omaggia dopo la sua morte (in un concerto presentato da Fabrizio Frizzi, quindi double death combo). Ma il crollo è avvenuto con le Top 10 (che poi sono diventate Top 50) delle audizioni più toccanti dei talent show, con gente che dedicava canzoni ai migliori amici morti, bambine salvate dal rene donato dalla madre, ragazze bullizzate, bruttoni che avevano la loro rivalsa cacciando una voce sovrumana e tanto altro che la varietà dell’essere umano ha potuto offrire. In conclusione, la questione è che ogni tanto il pianto purificatore fa bene e sai di averne bisogno quando basta così poco per scatenarlo; lava via la pesantezza e la tensione accumulate, alleggerisce il cuore e rianima quella fiammella di speranza che esistano persone che, in questa Umanità che sembra vada sempre più abbrutendosi, siano ancora capaci di emozionarsi ed apprezzare la bellezza, di provare empatia e di dare un calcione al “homo homini lupus” di hobbesiana memoria.

Pubblicato in: Consigli Culinari Politically Incorrect

Dopo Pasquetta

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L’animale guida di molti di noi

È ormai risaputo che i giorni che seguono Pasqua e Pasquetta siano tristi, poveri, e che chi è nato con la fame di default si senta debole e senza forze, perché la sua vera essenza esce fuori solo nei giorni di festa, in cui chi è sazio viene marchiato come traditore e la percentuale che ci scappi il morto è altissima. Ebbene, se sei un puorco come me non devi più temere, puoi andare ancora avanti per un po’: se il tuo casatiello (con i salumi, ovviamente) ha perso vitalità non piangere, non buttarlo (buttarlo proprio mai, è peccato), ma mantieni la calma, taglialo in fette generose, buttalo in un forno e tostalo. Poi, a mo’ di bruschetta chiatta, mettici la carne con la genovese sopra e ciacieati, tra lo sgomento di chi è a dieta e l’ammirazione di chi ha appena assistito a questa Epifania culinaria. Poi mi ringrazierai, fratello Puorco. Sorella Luna.