Adolescentia magistra vitae. Ah, non era così? Va be’, in questo caso sì. Storditi dall’ormone che galoppa, i giovani pubi dei puberi partono alla ricerca reciproca, lanciandosi in un’avventura che non si concluderà sempre nel migliore dei modi. In tanti sono caduti sul difficilissimo campo di battaglia del corteggiamento e alcuni stanno ancora raccogliendo i cocci della frantumata dignità. Ci sono stati degli episodi in cui il sottoscritto se l’è giocata proprio male e, ora che ci penso, risalgono tutti allo stesso periodo.
1.Punti Di Vista
Estate, appuntamento per andare al mare con il solito gruppo. J., bella bionda riccia, per tentare un approccio o forse solo per parlare di qualcosa, dice: “ma quelli che hai sul naso sono punti neri? Anche io ce li ho”. Ora voi direte: “ma che schifezza di approccio” ed avete ragione, ma nessuno nasce imparato e anche la maestra del corteggiamento avrà dovuto iniziare da qualche parte, no? Ma la mia risposta fu peggiore: “no, sono peli”. E fu subito inverno tra di noi. Gelo e conversazione morta, da lì a qualche settimana non l’avremmo più vista, partita verso lidi migliori.
2.Se Telefonando…
Parte da protagonista nello spettacolo della scuola, divento una piccola star. L., ragazza molto divertente e dal fisico statuario, si invaghisce del Marlon Brando dei poveri ed attua la strategia che ai tempi andava per la maggiore: spargere la voce in modo che l’interessato lo venisse a sapere da terzi. Un amico mi mette al corrente del fatto, io dico che mi farebbe piacere stare con lei e lui, sentite queste parole, prende il suo cellulare e la chiama. Pazzo. Invani i miei tentativi di dirgli che certi discorsi delicati si fanno vis-à-vis, la gioia della missione compiuta gli ha ormai compromesso la capacità di giudizio. “Ci ho parlato, dice di sì! Sì, sta qua, te lo passo”. Prendo il cellulare, che più che un cellulare è una patata bollente, biascico parole: “sì, me l’ha detto… sì, mi piaci anche tu…”. Lei contenta, io morto. Seguono giorni in cui non ho il coraggio di rivolgerle la parola e vigliaccamente cerco pretesti per non restare solo con lei. Disastro. Nell’arco di un paio di settimane, l’entusiasmo di L. si raffredda e mi manda silenziosamente nella contea di Fan-Qu-Loh nel giappone occidentale.
3.Questioni Spinose
Nella vita di tutti capita il “momento cafone”, poi c’è chi rinsavisce e chi non riesce ad abbandonarlo. Il mio momento cafone e un po’ metrosexual viene influenzato dal modus operandi del mio barbiere, che verrà svelato a breve. Era il periodo in cui andavano forte creste, capelli a spazzola e qualunque altro stratagemma atto ad aumentare la superficie corporea per irridere l’avversario, a mo’ di un gatto che fa la gobba. O., la protagonista di questa storia, mi piaceva tanto e tra noi c’era una bella sintonia che mi faceva ben sperare. Tutto bene fino a quella sera in cui, vinto il timore, si decide a farmi la domanda: “mi piacciono i tuoi capelli, ma come fanno a stare così dritti?”. Fa ancora male ripensare a quel momento, a quando risposi: “con la piastra”. Balle di fieno. Il tempo si ferma, gli sguardi di tutti gli astanti sembrano convergere verso di me. Smorfia sul volto di lei, rivolo di sudore sulla mia fronte, cuore che salta un battito. “Cioè… tu.. ti passi… la piastra…veramente?”. Cala il sipario, suono di violini tristi ad accompagnare il tutto.